IL DIGITALE PUÒ ESSERE AL SERVIZIO DELLA SOSTENIBILITÀ? ALCUNI DATI DAL POLITECNICO DI MILANO PER L’EARTH DAY

Nel nostro ultimo blogpost ci siamo interrogati su quanto inquini il fashion e il grado di maturità delle aziende del settore in materia di sostenibilità. In questo nuovo episodio di Digital Tales, torniamo a parlare sempre di sostenibilità, ma questa volta in relazione al digitale.

Un binomio troppo spesso relegato in secondo piano se non addirittura ignorato, ma dobbiamo essere ben consapevoli che le nostre attività online da un lato hanno un impatto concreto – basti pensare che l’invio di dieci mail con allegati è assimilabile a un tragitto di 5km in macchina – dall’altro il digitale può favorire una riduzione delle emissioni e dell’inquinamento, in linea con i 17 SDG dell’Agenda 2030.

Lo spunto per aprire una riflessione di più ampio respiro giunge dall’evento di lancio dell’Osservatorio Digital & Sustainable da parte degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, che si è svolto martedì scorso presso l’Ateneo milanese.

L’obiettivo del neonato Osservatorio Digital & Sustainable è sviluppare e diffondere conoscenza in merito alle opportunità e ai rischi in termini di sostenibilità legati all’adozione/utilizzo del digitale, attraverso ricerche basate su solide evidenze empiriche e spazi di confronto indipendenti.

In questo scenario di grande trasformazione, in che modo si stanno muovendo le aziende italiane quando si tratta di utilizzare il digitale al servizio della sostenibilità? Secondo i dati di un sondaggio ben il 44% delle grandi imprese investe parzialmente nel digitale per rispondere a obiettivi di sostenibilità, un valore che precipita al 19% per le PMI. Il 13% delle big non ha ancora attuato investimenti di questo tipo, mentre tra le realtà più piccole il dato è al 17% con l’aggravante che tra quest’ultime il 29% non ha ancora intrapreso azioni concrete.

Evidenze che restituiscono un quadro che appare sbilanciato: le grandi imprese stanno già investendo in innovazione digitale per abilitare progettualità in ambito sostenibilità. Cosa che non sta accadendo tra le PMI, tra cui è meno diffusa la consapevolezza sulla rilevanza ricoperta dalla sostenibilità.

Manca invece una figura di Digital Sustainability Officer, solo il 14% delle grandi imprese ha una figura a tempo pieno con mansioni di gestione delle tecnologie digitali per obiettivi di sostenibilità. Al contrario, il 63% di esse non dispone di una professionalità del genere e non prevede di introdurla nel prossimo futuro.

Dati che fanno capire quanto ancora serva lavorare per acquisire consapevolezza e soprattutto competenze in grado di guidare il cambiamento. In tale contesto il digitale deve essere ancora una volta uno stimolo e un valido strumento per perseguire obiettivi di sostenibilità.

Nell’epoca always on in cui viviamo dobbiamo tenere bene a mente il significato di concetto di sviluppo sostenibile, cioè “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri” (Rapporto Brundtland, 1987). Internet e il digitale devono essere alleati nel raggiungimento di questo scopo, ormai il patto generazionale “per eccellenza”. Perché sostenibilità non significa solo sopravvivenza del pianeta, della biodiversità e dell’umanità, ma delle imprese stesse che oggi sono protagoniste dell’economia mondiale.

Il nostro augurio è che quando si pensa all’Earth Day, il ruolo del digitale – nella doppia veste di mezzo inquinante e di strumento per perseguire la sostenibilità – sia considerato come preminente nella salvaguardia del pianeta.

 

Credits foto di NASA su Unsplash

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