Il 2021 sarà l’anno dei podcast?

Il fenomeno dei podcast ha grandi potenzialità e i protagonisti si stanno muovendo a livello internazionale come in Italia per orientarsi su un tema in cambiamento e sempre più rilevante per consumatori e aziende
Nonostante il mercato pubblicitario dell’audio advertising abbia attratto solamente l’1% degli investimenti in internet nel 2020 (dati Politecnico di Milano), è stato l’unico formato in crescita e ci sono buone ragioni per credere che quest’anno i podcast possano definitivamente affermarsi come mezzo mainstream.
Il fenomeno continua a dare segnali incoraggianti: nel 2020, secondo Nielsen, sono 14 milioni le persone che hanno ascoltato almeno un podcast in Italia, un valore in aumento del 15% rispetto all’anno precedente. Gli italiani continuano anche a prediligere prodotti gratuiti (89%) mentre la frequenza di ascolto è stabile: il 28% dei rispondenti afferma di interagire con il mezzo una volta alla settimana, il 37% non è mai entrata in contatto. Un segno che le potenzialità per attrarre nuove fasce di pubblico ci sono tutte per un trend reso ancor più fruibile dalla pandemia e dall’esigenza di trovare un’alternativa alla sovra-esposizione agli schermi in un periodo di smart working.
Da un punto di vista qualitativo, secondo il Reuters Institute i podcast risultano essere molto apprezzati dai consumatori di tutto il mondo. A piacere è la loro capacità di fornire un livello di approfondimento e comprensione ritenuto perfino superiore agli altri mezzi di comunicazione. Secondo un’altra indagine condotta separatamente da Doxa e relativa al nostro Paese, l’81% degli intervistati ammette che sarebbe disposto a interagire con un podcast creato da un’azienda qualora i contenuti fossero di interesse.
Si capiscono dunque le potenzialità che potrebbero alimentare un settore che forse in questi anni si è scontrato con una reticenza all’innovazione che pare si stia finalmente sbloccando. D’altra parte, stando sempre ai dati forniti dal Digital Reuters Institute che ha condotto una rilevazione ad hoc su un campione di 2.000 consumatori in 20 Paesi, l’Italia non sfigura affatto nel confronto europeo. La Spagna è il Paese con la percentuale di accessi mensili ai podcast più elevata (41%), seguita dall’Irlanda (40%). Il BelPaese si posiziona appena sopra la media con un valore del 32%, mentre Uk e Germania rincorrono ancora la tendenza.

Podcast: un mercato effervescente

Il fermento del mercato podcast è testimoniato anche dalle notizie che si sono susseguite in queste ultime settimane, sia in Italia che nel mondo.
La news più rilevante è un’indiscrezione di Bloomberg, secondo cui Apple, protagonista del settore insieme a Spotify, si starebbe preparando a lanciare un servizio podcast ad abbonamento. Il condizionale è d’obbligo ma un prodotto del genere permetterebbe all’azienda della mela di creare un nuovo canale di ricavi alla voce servizi, consolidando il vantaggio competitivo dovuto alla pre-installazione di Apple Podcast sui suoi dispositivi. La mossa è volta anche a contrastare la crescente presenza di Spotify negli Stati Uniti dopo la quotazione di aprile 2018, che ne ha pian piano messo in discussione la leadership negli USA. Ed Apple dovrà guardarsi le spalle anche da Amazon, che per chiudere in bellezza il 2020 si è regalata la società di podcasting Wondery, sborsando circa 300 milioni di dollari. Sul fronte degli M&A, escludendo Spotify che ha fatto ricorso intensivo a questa strategia, si segnala Twitter: il social, infatti, fa il suo ingresso nel mondo podcast con l’acquisizione di Breaker. L’app verrà integrata all’interno della chat della piattaforma da 140 caratteri (280!).

Podcast: cosa sta accadendo in Italia

Le novità, e diverse, riguardano anche l’Italia: innanzitutto OBE – Osservatorio Branded Entertainment ha aperto un tavolo tecnico per indagare il fenomeno, coinvolgendo alcuni operatori lato produzione. Si tratta di un primo passo per creare consapevolezza sul tema e contribuire a definire un settore le cui meccaniche e protagonisti forse non sono ancora del tutto note agli addetti ai lavori. In particolare la necessità è quella di ottimizzare targeting e misurabilità, fattori che sarebbero da stimolo al comparto.
Tra i brand e le case history sicuramente più interessanti in questo inizio anno citiamo il progetto “Viaggio oltre ogni immaginazione”, lanciato da Jeep e dedicato alla mobilità ecosostenibile tra le bellezze d’Italia. Un altro esempio questa volta di respiro globale è rappresentato da Chanel Connects, format che tratta l’impatto della tecnologia sulla creatività e il ruolo che la cultura dovrebbe ricoprire per il cambiamento sociale. Emerge in questo senso un approccio educational da parte dei marchi che usano i podcast in linea con i desiderata dei consumatori dipinti dal Reuters Digital Institute.
Parallelamente il comparto si sta strutturando anche lato offerta: in questi giorni l’americana AdsWizz ha siglato un accordo europeo con SoundCloud valido anche in Italia, in base al quale venderà in esclusiva la pubblicità audio per la piattaforma musicale punto di riferimento per molti artisti indipendenti.
Tutti questi elementi rafforzano la nostra convinzione nel potere della comunicazione aziendale attraverso i podcast, che lascia all’utente un elevato grado di indipendenza nella fruizione e si sposa con la gestione quotidiana di diverse attività orientate al benessere e all’arricchimento personale.

Credits Immagine Unsplash by Juha Han

 

Fonti dall’articolo per approfondire

  1. I numeri Nielsen
  2. Il rapporto completo del Reuters Institute
  3. Bloomberg
  4. Jeep
  5. Chanel
  6. SoundCloud